La Casa del Gallo. Un segreto di famiglia in Ucraina by Victoria Belim

La Casa del Gallo. Un segreto di famiglia in Ucraina by Victoria Belim

autore:Victoria Belim
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2023-06-15T00:00:00+00:00


2 W.H. Auden, Un altro tempo, a cura di Nicola Gardini, Adelphi, 1997. [N.d.T.]

Nove

Nell’aprile del 2015, mentre scendevo dal treno a Poltava, i profumi familiari della vegetazione pungente mista alla gomma bruciata e ai rotoli ai semi di papavero mi hanno fatto girare la testa. Ho capito l’esaltazione di chi si inginocchia per baciare la terra della propria patria. Ricordavo la prima volta che ero tornata in Ucraina e la mia inspiegabile sensazione di essere un’outsider, ma adesso ero a casa e la sensazione di tornare nella mia terra scatenava in me un’emozione complessa. Ho seguito la mia versione del rito del ritorno a casa. Dopo avere raggiunto Bereh e abbracciato Valentina, sono andata in giardino e ho toccato la corteccia ruvida dei ciliegi.

“Ogni volta che tornavo a Bereh, facevo la stessa cosa,” ha detto Valentina, appoggiandosi al cancello del giardino e osservandomi. “Solo in quel momento sentivo che ero veramente tornata.” I giovani ciliegi che io e Valentina avevamo piantato erano sopravvissuti all’inverno e i loro boccioli striati di marrone si stavano trasformando in fiori.

Valentina aveva elaborato ancora una volta progetti ambiziosi per il giardino, ma questa volta aveva delegato i compiti principali allo zio Tolya, un uomo basso e avvizzito che aveva superato gli ottant’anni. Lo zio Tolya non era mio zio. In un villaggio ucraino, chiunque sia significativamente più grande di te viene chiamato zia o zio, a prescindere dai rapporti di sangue. Lo zio Tolya aveva una faccia scura e i capelli tesi fittamente ricoperti di brillantina. Le folte sopracciglia che pendevano sugli occhietti lo facevano sembrare un riccio. L’avevo visto in giro per Bereh durante la mia precedente visita, ma quella primavera è diventato un appuntamento fisso nelle nostre vite.

Lo zio Tolya indossava sempre un completo grigio, con giacca a doppiopetto e camicia color pesca. L’abito, come lo stesso zio Tolya, apparteneva a un’altra epoca e la sua eleganza consunta contribuiva all’aura di mistero che circondava chi lo indossava. Da una tasca interna lo zio Tolya tirava fuori un cacciavite, un pacchetto di semi di girasole tostati, un fazzoletto ricamato o una mela screziata, come un mago che fa un gioco di prestigio.

“Quando ero uno scolaro, dicevano che la Terra è sostenuta da quattro elefanti e ci mostravano persino le foto. Successivamente hanno detto che ruota attorno al sole. Ora dicono che si è spostata fuori dal suo asse. La fine sta arrivando,” annunciava lo zio Tolya invece di un saluto, come se continuasse una conversazione interrotta. “Oggi potremmo anche piantare quei ciliegi.”

L’occupazione principale dello zio Tolya era scavare tombe nel cimitero e il suo lavoro intorno alla morte gli aveva conferito un atteggiamento filosofico nei confronti della vita. Faceva anche da oracolo del villaggio, offrendo consigli alle persone su tutte le questioni della vita e dell’amore: come fare covare le galline, una proposta di matrimonio o una nuova impresa commerciale. Dato che a Bereh trovavi gente da ingaggiare per lanciare incantesimi sui cetrioli così che crescessero più velocemente, non mi sorprendeva più che un becchino lavorasse come indovino.



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